venerdì 6 aprile 2007

Note

(1) Cfr. S. Pinker, (1998), L’istinto del linguaggio, Milano, Mondadori, p. 49.

(2) Cfr. C. Pennacini, (2005),Filmare le culture, Roma, Carocci

(3) Per esser definito «base» ciascun termine deve essere caratterizzato da:
MONOLESSEMICITA’: ovvero formato da una sola parola (SI-verde, bianco, rosso; NO-verde chiaro, bianco sporco, rosso-viola).
SINGOLARITA’: ovvero il suo significato non deve poter essere incluso in quello di nessun altro termine (SI-rosso; NO-scarlatto, cremisi;)
PLURALITA’ (Referenza Cromatica Primaria): ovvero il suo utilizzo non deve poter essere ristretto solamente ad alcune categorie di oggetti o materiali (SI-giallo, NO-biondo, oro, lime).
ASSIDUA FREQUENZA: ovvero i TBC devono a) essere frequentemente utilizzati nel linguaggio b) essere individuati chiaramente dalla maggioranza delle persone (alcuni termini ad esempio vanno a definire una vastissima gamma di verdi usata dai textile designer –vescica, salvia, pino- ma che raramente la gente comune riesce a definire, individuare, identificare con facilità) c) essere presenti nel vocabolario di ogni intervistato afferente ad una determinata lingua.

(4) Un atlante standard dei colori , elaborato dal teorico del colore A.H. Munsell (Libro dei colori di Munsell) che contiene 1600 esemplari cromatici.

(5) Ovvero 11 TBC presenti anche nella lingua inglese più un termine che identifica il blu chiaro, in italiano azzurro; Questo dodicesimo termine rientra nella categoria in cui ad esempio troviamo pink per l’inglese ma non possiamo trovare rosa per l’italiano in quanto si riferisce oltre che a un determinato colore anche a un oggetto, un fiore (Palmer 1999).

(6) Gli studi di Berlin e Kay sono stati criticati fin dalla loro pubblicazione, per lo scarso numero di lingue indagate e per lo scarso numero di collaboratori indagati per ciascuna lingua (a volte solo 1), per il fatto che gli intervistati, abitanti nell’area della baia di San Francisco, parlassero oltre alla loro lingua madre anche americano, per il fatto che non fossero state rappresentate in egual misura lingue orali e lingue scritte di tutte le zone del mondo (Cook, Kay, Rieger 2004).
Nel 1976 nacque il progetto di ricerca portato avanti da Kay e i suoi collaboratori, afferente all’Università della California di Berkeley, denominato World Color Survey (WCS) che si propose e si propone tutt’oggi di raccogliere e rendere disponibile la maggior quantità di dati sui TBC relativi a lingue orali parlate in società non industrializzate in modo che possano essere utilizzati dagli studiosi per approfondire, convalidare o sconfessare gli assunti a cui giunsero Berlin e Kay nel 1969 (Cook, Kay, Rieger 2004). Grazie al SIL (Summer Institute of Linguistics oggi SIL International), l’indagine sui TBC venne ampliata intervistando in situ collaboratori afferenti a un numero sempre maggiore di lingue «non scritte» (Cook, Kay, Rieger 2004). Il personale del SIL (ente che gestisce una capillare rete di «missionari del linguaggio» diffusa in tutto il mondo) fu dotato di un kit per effettuare gli esperimenti composto dagli stessi 329 stimoli del Munsell utilizzati anni prima da Berlin e Kay più uno stimolo ancor più bianco per un totale di 330. Il compito degli incaricati consisteva nell’intervistare in situ, per ciascun linguaggio, almeno 25 collaboratori (possibilmente monolingue) in egual misura maschi e femmine (Cook, Kay, Rieger 2004).
Il procedimento utilizzato per la raccolta dati dal WCS differisce da quello utilizzato da Berlin e Kay per quanto riguarda la naming task: inizialmente vengono mostrati all’intervistato uno alla volta, in un ordine casuale, i 330 stimoli; il soggetto dell’esperimento dovrà identificare ciascuno stimolo utilizzando il minor numero di termini con cui può nominare i colori. Sarà poi il collaboratore del WCS a esaminare i risultati estrapolando quelli che saranno definiti i TBC, secondo le norme già identificate da Berlin e Kay - vedi nota 3 (Ulteriori suggerimenti sono offerti dal WCS ai suoi collaboratori in caso di dubbio: ogni termine deve avere la stessa «distribuzione» dei TBC precedentemente individuati -SI-blu, NO-bluastro-, i vocaboli coniati di recente sono generalmente sospetti, se la monolessemicità del termine non è facilmente delineabile ci si basa sulla complessità morfologica) (Cook, Kay, Rieger 2004).
I dati raccolti dal WCS, che nel 1997 rappresentavano 110 linguaggi, sono stati analizzati ed organizzati in tabelle e grafici e dal 2003 resi disponibili online sul sito http://www.icsi.berkeley.edu/wcs/ (Cook, Kay, Rieger 2004).

(7) Jraissati, Y., 2007, Relativisme linguistique ou universalisme perceptuel? La théorie des termes basiques ou l’abandon du debat traditionel, ms. in corso di pubblicazione.

(8) Figura liberamente tratta da Palmer, S.E. (1999) Vision science photons to phenomenology, MIT Press.

(9) Jraissati, Y., 2007, op. cit.

(10) I 120 stimoli sono stati estrapolati dal Munsell composto da 330 stimoli colorati utilizzato dal WCS. Gli stimoli utilizzati sono stati quelli disposti seguendo queste coordinate: sono state usate le righe del Munsell dalla C alla H, (tralasciando, quindi, le righe alle estremità), e le colonne dispari.

(11) WCS Munsell.

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